domenica 24 maggio 2015

domenica 17 maggio 2015

Laboratorio di Ceramica/ Associazione AEres Mestre 23 Maggio(dalle 8,00 alle 13,00)

Cari amici della Fondazione Casa dell' Ospitalità
come sapete, il Laboratorio artistico della Fondazione è iscritto dal 2014 all'Associazione "I Bochaleri" con cui abbiamo già in programma diverse manifestazioni nei mercatini della ceramica, a questo scopo
devo curare dalla produzione delle ceramiche alla commercializzazione,  l' organizzazione del banchetto e dei turni degli ospiti e alcuni volontari.
Gli organizzatori,  chiedono la presenza di un operatore in ogni mercatino. (Gli ospiti ancora non si rendono autonomi nella gestione del loro banchetto, un ospite è in attesa di un intervento, un' altra
ha problemi di socializzazione fuori della struttura, un altro ospite è tornato felicemente in patria con il progetto del OIM,  restano soltanto due ospiti-volontari).

Visto che per il mese di Aprile è stata garantita la mia presenza durante le giornate di sabato 4 e domenica 26 aprile, adesso con le emergenze di gestione interna nella CDO,e allo scopo di continuare a portare avanti il progetto per promuovere l'arte nel sociale e conseguentemente una apertura del laboratorio del CDO verso la
cittadinanza; continuerò a  partecipare durante l'apertura del banchetto per tre ore nell'evento di sabato 23 (via allegri - Piazzale Coin), e domenica 24 maggio come volontaria dalle 14,00 alle ore 18,00 (in sede ai Giardini della Biennale).  D'accordo con la Direzione, Vi chiediamo se fosse possibile  un coinvolgimento della Vostra
Associazione nella gestione del Banchetto  del Laboratorio di ceramica, (dalle 11,00 alle 13,00)  per sabato 23 maggio nel Mercato organizzato dall'associazione  AEres - Venezia per l'AltraEconomia. In via Allegri Mestre. Ovviamente ci sarà anche un ospite della Casa dell'Ospitalità .
Inoltre colgo l'occasione per invitare  chiunque volesse venire ad imparare a  modellare la creta con gli ospiti; siamo  disponibili ogni martedì dalle 8,30 alle 14,00 nell'area della Sala ad uso multiplo di Mestre1.

Ana Reque
Responsabile del Laboratorio artistico "Arte e Identità" della CDO

venerdì 15 maggio 2015

Prossimi appuntamenti

Care socie e cari soci,
abbiamo dovuto spostare la nostra iniziativa dal 19 al 26 maggio a causa di complicazioni di natura organizzativa quali la stampa/grafica, i permessi ed altri dettagli che potevano compromettere la riuscita della stessa.
La situazione determinata dal Commissario prefettizio, coi tagli di bilancio ai servizi alla persona rimane grave e preoccupante, pertanto dobbiamo lavorare per un'informazione aggiornata e corretta per fornire alla cittadinanza e alla futura classe politica veneziana elementi per poter rimuovere le cause di questa vergognosa situazione.
Mercoledì 20 presso la Casa dell'Ospitalità la Fondazione terrà l'assemblea con gli ospiti, sarà il caso di partecipare e di fare il punto sull'organizzazione dell'evento  da noi promosso per il giorno martedì 26 maggio alle ore 17.30 fino alle 19.30 in piazzetta Pellicani a Mestre. Di tutto ciò riceverete la locandina con descrizione iniziativa.
Raccomando a tutti un maggior impegno alla partecipazione della vita di Panchina Calda per evitare che l'entusiasmo col quale siamo partiti, si raffreddi.......

Un abbraccio, la presidente,
Francesca Corso

martedì 12 maggio 2015

Voce del Verbo Diminuire

Diminuire  Terza coniugazione  Modo infinito

Verbo amletico che si inserisce fra il troppo e l'esagerato, non senza una qualsivoglia saggezza che  la sua pronuncia induce.
Quando si ha troppo, si mangia troppo, si lavora troppo, diminuire diventa medicamento e il più delle volte avvia al ridimensionamento, ad un cambiamento, ad una guarigione.
Non è colpa della coniugazione, non è colpa del Verbo se Diminuire diventa sgradevole quando tocca corde delicate, e  risulta insopportabile quando toglie a chi poco possiede e di tutto ha bisogno.
I tagli effettivi e ventilati al cosiddetto settore Sociale sono un'offesa indelebile sul piano dei diritti civili ed umani.
E lo sono anche nei confronti di una città che ha sempre trattato con molto riguardo e professionalità la sua dimensione sociale.

In questi giorni si respira una grande preoccupazione fra i lavoratori dei servizi, fra gli operatori che ogni giorno cercano di alleviare sofferenze alle persone più deboli e meno protette. E nello stesso tempo offrono opportunità ed occasioni per valorizzare la parte vitale delle persone. Chi conosce a fondo i problemi legati alla qualità della vita dei disabili, degli anziani, delle persone di ogni età in difficoltà,  respira i timori e lo smarrimento di quella che viene chiamata utenza che nulla può fare per rivendicare un diritto, che è costretta ad assistere e sopportare le conseguenze di distanti scelte economiche.

Una parola, utenza, figlia di definizioni tecniche (così come azienda vien chiamata la scuola) e che  rappresenta un mondo di uomini, donne e bambini che contano sull'aiuto istituzionale, sulla riabilitazione fisica ed emotiva, che partecipano alle loro storie di vita sapendo che c'è qualcuno che a loro pensa nel presente e nel domani in progetti sempre più orientati alla valorizzazione e all'autonomia della persona.

In altri tempi l'indignazione avrebbe riempito le piazze e un qualche grido di dolore e di denuncia avrebbe provocato un qualsivoglia rimedio. Ma erano altri momenti, appunto,  anche se forse non tutto è perduto e chi ha fiato e gambe in piazza ci andrà con quanti credono di dover difendere un diritto, di essere accanto ai più dimenticati per sognare una città accogliente e vivibile. E per sentirsi bene sapendo di aver fatto la cosa giusta.

Andreina Corso

venerdì 8 maggio 2015

Messaggio ai soci

Care socie e cari soci,
                                 Questa mattina ho partecipato, portando il sostegno di Panchina Calda, al presidio di protesta promosso dalla rete dei servizi che si occupano delle persone senza fissa dimora, di persone impoverite da una classe dirigente che non ha saputo nè prevenire nè rispondere alle vecchie e nuove povertà. 
La cooperativa Caracol, la cooperativa GEA e i lavoratori della Casa dell'Ospitalità sino ad oggi hanno garantito, collaborando con diverse attività territoriali, interventi concreti contro l'emarginazione, per l'affermazione dei diritti di cittadinanza.Ciò attraverso presidi territoriali e residenze di accoglienza.
I tagli ai servizi da parte del Commissario Prefettizio si stanno abbattendo come una mannaia sulla storia e le vite delle persone, su un esemplare modello di organizzazione dei servizi, pregiudicandone il futuro. Di questo dobbiamo ringraziare il Commissario che per un eccesso di zelo di carattere leguleio interpreta e applica a suo piacere alcune norme legislative.
L'intento è sotto gli occhi di tutti, si vuole abbattere ciò che di buono è stato fatto, costituendo le premesse per consegnare alla futura classe dirigente veneziana dei contenitori vuoti.
La sospensione degli incarichi affidati al privato sociale a partire dal primo maggio sino ad approvazione del bilancio, comporta una ricaduta negativa sulle persone che già fruiscono di servizi, impedisce ad altri di accedervi, colpisce l'occupazione di centinaia di lavoratori impegnati nel terzo settore.
Per continuare a discutere con la rete dei servizi su questi temi e decidere le comuni forme di comunicazione alla cittadinanza a sostegno delle fragilità sociali e dei suoi servizi, vi ricordo l' assemblea dei soci per lunedì 11 maggio alle ore 21 presso la Casa dell'Ospitalità.
A presto, un abbraccio, la presidente


Francesca Corso

giovedì 7 maggio 2015

convocazione assemblea soci lunedì 11 maggio 2015 ore 21 presso la Casa dell'Ospitalità

Care socie e cari soci,
la situazione di incertezza e precarietà che si è determinata nelle realtà dei servizi alla persona erogati da soggetti diversi, sostenuti fino a ieri dall'amministrazione comunale, oggi sono a rischio di sopravvivenza a causa di scelte irresponsabili da parte del commissario.
Si stanno realizzando tagli di bilancio che penalizzano utenza, lavoratori che da anni si occupano del disagio sociale e allo stato attuale non vi sono garanzie di continuità e tutele.
Per questi motivi è convocata un'urgente assemblea delle socie e dei soci di Panchina Calda per
 LUNEDI'  11 MAGGIO 2015 ALLE ORE 21 presso la Casa dell'Ospitalità
 per discutere e decidere sul seguente odg.

- iniziative da intraprendere per la difesa e la tutela della Casa dell'Ospitalità anche in raccordo coi servizi di rete colpiti dalla mannaia del commissario.

- definizione e modi per l'indizione di un'assemblea pubblica da realizzare in tempi strettissimi per far conoscere la realtà ai cittadini.

Informo che il consiglio di amministrazione della Casa dell'Ospitalità col quale ci siamo incontrati ieri,  aderisce attivamente alla realizzazione dell'iniziativa.

E' questo un momento importante per salvaguardare diritti e prospettive dei servizi che si occupano del disagio sociale comunque declinato, pertanto vi invito ad essere attivamente presenti all'assemblea di lunedì.

Un abbraccio, la presidente,

Francesca Corso

domenica 26 aprile 2015

Storia di Clementina

Venezia, Dicembre 1940

Storia di una donna ospite di una residenza per anziani.

La seguivano quei piedi neri dentro gli stivali. Sapeva che cercavano il suo papà. Li aveva sentiti parlare fuori l’osteria ai piedi del ponte, avevano detto: “Andiamo a prendere Giorgio P. quel galantuomo di comunista” e nel pronunciare la parola galantuomo avevano riso e poi sputato per terra. Lei si era fermata di colpo, avevano detto Giorgio? Aveva sentito bene? Il cognome era il suo, doveva correre ad avvisarlo. Ma le uscì un urlo prima di mettersi in fuga, un mezzo grido tremante di angoscia che le inflisse due paia d’occhi su di lei. “Ma quella è sua figlia, vedi come le lasciano girare da sole i compagni”. E ancora uno sputo dopo la parola compagni.
Maledetti, maledetti, li chiamava così anche sua madre, le sue gambe sembravano nuotare nel vento, ogni tanto si voltava, non vedeva i due uomini, ma sentiva quei passi tremendi dentro la testa. La nebbia le era d’aiuto, forse riusciva ad arrivare a casa prima di loro, così avrebbe urlato, papà, papà, scappa, ci sono gli uomini neri che ti vogliono ammazzare. E lui l’avrebbe baciata, stretta e ringraziata e sarebbe corso in soffitta a rifugiarsi in quel posto segreto. Ma doveva arrivare prima di quelli là, che dannazione, l’avevano riconosciuta. Le lacrime le si gelavano sulle guance, ma più forte del freddo e della nebbia batteva il suo cuore disposto a tutto, pur di arrivare in tempo. E se non sapessero dove abitavano? Speranza presto abbandonata. Avevano detto andiamo a prenderlo, aveva sentito bene.
Suo padre faceva il maestro di scuola e mai si sarebbe iscritto al partito fascista. Con quelle belve non aveva nulla da spartire, sapeva delle loro angherie verso chi non ubbidiva ai loro ordini, sapeva anche delle botte, della violenza che praticavano su uomini inerti colpevoli di non essere fascisti.
La Storia la fanno gli uomini, si diceva ansimando Clementina, ricordando le parole del papà. Sì e anche le donne, le bambine di dieci anni come me, ripeteva mangiando lacrime di gelo.
Adesso arrivo papà, ti salvo io, teneva a mente attraversando i ponti, sferrando in diagonale sui campi. Dio, fa che non abbia sbagliato strada, invocava, i piedi cominciavano a farle male, le dita gelate sottoposte allo sforzo sembravano sparite, sentiva solo le suole di cuoio delle scarpe che toc tac, toc tac sembravano invase in una corsa senza tempo, non era più lei che comandava il passo, ma le scarpe che avevano capito tutto e non volevano deluderla.
Brave scarpe, bravissime. Clementina si disse che una volta arrivata a casa le avrebbe ringraziate per aver tentato di seminare due paia di stivali lucidi e neri.
Vi odio, vi odio, cantava quasi Clementina e non lo avrete il mio papà. La corsa ormai era un’impresa impazzita, spalancò gli occhi quando riconobbe il pozzo vicino alla sua casa. Si voltò. Non c’era nessun uomo dietro di lei, si nascose per qualche attimo dietro il pozzo per controllare meglio. No, non c’erano ancora gli uomini neri.
Arrivò ansimando a casa, suonò mille volte il campanello, le aperse sua madre.
Mamma, ti prego, avverti il papà che lo stanno venendo a prendere. Il papà di Clementina sentì il trambusto, raggiunse la figlia che tremava e che piangeva abbracciandolo.
Io non ho fatto niente di male Clementina, non possono farmi niente, non affliggerti!”
Papà, credimi, erano fuori dell’osteria, mi hanno riconosciuta, hanno parlato di te e hanno sputato per terra, hanno sentito anche le scarpe che mi hanno aiutata, davvero papà, ti prego…”
Il maestro obbedì, salì in soffitta, non per vigliaccheria, ma per amore di sua figlia.
Infatti arrivarono quei due, guardarono la bambina e le dissero che correva forte, ironizzarono dicendo che lo sport era raccomandato anche da Mussolini.
E il maestro dov’è”, chiesero alla madre.
Non c’è”.
Vedremo”.
Clementina e la mamma guardarono quegli uomini che entravano in tutte le stanze, aprivano gli armadi, spostavano i mobili, spadroneggiavano in casa loro.
Il campanile della chiesa vicina emise dieci tocchi, prima che se ne andassero, minacciando che sarebbero tornati.
Il papà di Clementina scese dalla soffitta che si era rivelata un posto sicuro, con due valigie in mano.” Clementina, aiuta la mamma a fare i bagagli. Partiamo”.


Andreina Corso